martedì 20 settembre 2011

La lunga morte di Villa d'Elboeuf (1711-2011)

Ci sono alcuni momenti nella vita in cui si decide che quando è troppo, è troppo, e per me quel momento è stato lo scorso 10 agosto 2011.

Era una di quelle giornate chiare che solo il cielo di Napoli può donare ai suoi pochi eletti: vento dolce, luce forte, aria limpida. In poche parole, un giorno ideale per qualsiasi fotografo. Da appassionato di Wikipedia, e benedetto dal fatto che quest'anno ho trascorso le mie vacanze a casa, sono uscito per un giro fotografico sulle tante bellezze storiche della mia terra.
C'è un luogo a Portici, la cittadina ai piedi del Vesuvio dove sono nato, che è un piccolo concentrato di storia, tanto splendida quanto trascurata. E’ il porto del "Granatello", dove nel giro di alcune centinaia di metri è concentrata la gloria della città.

Il porto del Granatello, con Villa D'Elboeuf sulla sinistra (2011)

Il Granatello è il luogo dove Carlo di Borbone, Re delle Due Sicilie e successivamente re di Spagna, fu costretto a rifugiarsi nel 1737 con la sua nave, a causa di una mareggiata. Incantato dalla bellezza dei dintorni, Carlo decise di fare del posto la sua residenza estiva, e diede ordine di costruire un sontuoso Palazzo Reale sui dolci pendii a monte del Granatello. Il Palazzo è stato concepito e costruito tra il 1737 e il 1742 sotto la supervisione di alcuni dei più famosi architetti del tempo, come Giovanni Antonio Medrano, Antonio Canevari, Luigi Vanvitelli e Ferdinando Fuga.
Questo evento è anche la radice della fioritura della zona come un sito reale. In seguito alla scelta del re, tutte le più importanti famiglie nobili del Regno costruirono le proprie residenze estive lungo la strada che porta al Palazzo Reale. Il risultato fu una lunga teoria di splendidi edifici, la cui magnificenza era tale che la strada fu soprannominata il "Miglio d'Oro". Nel 1971, 110 anni dopo la caduta del Regno delle Due Sicilie, le Ville del Miglio d’Oro sono stati riconosciute come patrimonio culturale della Repubblica Italiana (Legge 19 Luglio 1971, n ° 571), e successivamente inserite nella Lista del Patrimonio dell'Umanità dell'UNESCO nell'ambito del Parco Nazionale del Vesuvio.
Oltre agli eventi che portarono alla formazione del Miglio d'Oro, l'area del Granatello ha radici profonde nella storia anche grazie ad un altro evento di assoluto rilievo. Il 3 ottobre 1839, Ferdinando II delle Due Sicilie, pronipote di Carlo di Borbone, inaugurò la prima ferrovia italiana, la Napoli-Portici, il cui capolinea era il Granatello. Lungamente considerata dagli storici solo un mezzo di rapida connessione dei due siti reali, la ferrovia fu in effetti il primo passo di un ampio piano di trasporto ferroviario, che portò la linea ad estendersi verso Castellammare di Stabia (famoso luogo dove Plinio il Vecchio morì durante l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C.; nel XIX secolo era il luogo dove venivano costruite le navi commerciali e militari); Nola (città natale del famoso filosofo Giordano Bruno) e Caserta (dove fu edificato il famoso Palazzo Reale). Prima di raggiungere il capolinea del Granatello, l'antica ferrovia fiancheggia Villa d'Elboeuf.
Essa è forse la perla più preziosa nella collana del Miglio d'Oro, e di sicuro è il più antico esempio di villa nobiliare della zona. Fu costruita nel 1711 dal famoso architetto Ferdinando Sanfelice per Emanuele Maurizio di Lorena, duca di Elboeuf. Il duca è noto per essere stato l'iniziatore degli scavi sistematici della antica città di Ercolano, distrutta dal Vesuvio nel 79 d.C. Gli scavi iniziarono dopo il 1710, quando una perforazione casuale fatta per scavare un pozzo portò alla luce alcuni ornamenti in marmo. La villa divenne rapidamente il primo luogo dove furono conservati i reperti, acquisendo così a buon diritto un posto nella storia delle scienze archeologiche.
Fu successivamente venduta dal duca di Elboeuf a Carlo di Borbone nel 1742, il quale, dopo il completamento del Palazzo Reale, ne fece il suo pied-à-terre sul mare. I due edifici divennero così i poli di attrazione per tutti i nobili visitatori degli scavi di Ercolano, in quanto, proseguendo la raccolta del duca di Elboeuf, Carlo di Borbone iniziò a trasferire qui e a Palazzo Reale una gran quantità di reperti.
Con un passato così glorioso, radicato in 300 anni di storia, Villa d'Elboeuf avrebbe dovuto essere considerata un tesoro prezioso e protetta dalle ingiurie del tempo.
Purtroppo, non è così.
Il viale interno della Villa, invaso da vegetazione ruderale

Quando l'ho visitata il 10 agosto, la porta di accesso all’antico giardino era aperta e incustodita. Una volta dentro, uno spesso strato di vegetazione invasiva affiancava i due lati della strada interna in pietra lavica, dove una volta Carlo di Borbone scendeva dalla sua carrozza. Le gloriose scale d’onore gemelle in pietra lavica, che dal giardino portano al piano superiore, stanno in piedi solo grazie alla loro forza, ma le ringhiere di marmo su cui la nobiltà delle Due Sicilie posava le mani per aiutarsi nella salita, sono sparite da tempo.
La facciata della villa mostra solo alcune delle persiane originali, mentre tutte le altre finestre sono aperte a tutti i venti come bocche senza fiato che chiedono aiuto.
Uno degli scaloni monumentali di accesso

Sulle raffinate decorazioni progettate da Ferdinando Fuga per rendere più leggera la facciata monumentale, gli spruzzi dei nuovi Vandali hanno stupidamente disegnato tag informi, espressioni grafiche delle loro menti idiote.
Le decorazioni della facciata esterna, vandalizzate dagli spray
Una volta entrati, la situazione è ancora peggiore.
Una delle porte monumentali interne, vandalizzata
Il pavimento maiolicato di Capodimonte emerge nel suo splendore solo in brevi tratti, dove lo spessore dello sporco lascia a malapena uno spazio. Lo scalone d’onore interno è parzialmente crollato, e le ringhiere artistiche sono sparite. Dove una volta signori delle Due Sicilie corteggiavano loro dame, baciando loro le mani in un gesto di cavalleria scomparso da tempo, vi è una rovina difficile da immaginare. I lunghi corridoi sono pieni di sporcizia, mattoni rotti, tavole crollate. In alcuni luoghi, il soffitto ligneo mostra i segni evidenti di un incendio. Dato che ho due bambini piccoli, non ho avuto il coraggio di testare la resistenza dello scalone d’onore, ma alla fine ho trovato le scale di servizio, che mi hanno portato al secondo piano, su cinque in totale. Nulla è cambiato, altra rovina, altro squallore, finestre aperte sul mare, che durante l'inverno devono portare all'interno vento freddo e acqua.
Lo scalone d'onore
Sono tornato al primo piano, cercando di immaginare come questo antico gioiello sia stato nei suoi giorni di gloria. Ho trovato la risposta guardando sul pavimento, dove una singola mattonella di maiolica rotta era rimasta in cima ad una pila di detriti. Era meravigliosa, un incantevole motivo di blu su blu, quel genere di cose che solo gli artigiani nati e vissuti sotto un glorioso cielo azzurro possono immaginare e dipingere. Ho pensato ai fasti cui quel piccolo pezzo di storia è stato testimone, mentre le melodie di Mozart e Paisiello scivolavano sulla sua superficie, ed i passi aggraziati di danze scomparse da tempo vi disegnavano delicate traiettorie. Col cuore pesante, le lacrime agli occhi, per un momento ho pensato di portarla via, per salvarla dalla inconsapevolezza dei secoli e degli uomini. Ma non ho potuto, sarei solo stato un altro vandalo, un altro ladro, anche se pieno di buone intenzioni.
Vista del primo piano

Invece, ho scattato decine di foto, per far vedere anche a chi non vuole vedere. Ho scritto questo articolo, cercando di mettere in queste righe tutto l'amore e la rabbia e il dolore che sento. Lasciare sola Villa d'Elboeuf è come abbandonare una vecchia signora nel bel mezzo di una strada. È qualcosa che nessuna persona decente, cui i genitori abbiano dato un cuore e un’ educazione, avrebbe mai fatto. Io non voglio farlo. Scriverò e alzerò la voce fino a quando a tutto ciò non sia messo riparo.
Vista generale dal mare

In questa Italia che è noncuranza festeggia il suo 150° compleanno, c'è una nobildonna di 300 anni che dolcemente e debolmente chiede aiuto.

Buon compleanno, Villa d'Elboeuf, ti voglio bene.

SE VUOI AIUTARE: la proprietà di Villa d'Elboeuf è frazionata tra diverse entità, la più importante delle quali è una società che è stata dichiarata insolvente. Di conseguenza, la Villa dovrebbe essere venduta per rimborsare i creditori. Una prima gara (8 milioni di sono stati chiesti per acquisire l'edificio) è andata deserta. Nel 2008, 2009, 2010, e pochi giorni dopo che questo articolo è stato scritto, quattro incendi hanno consumato parti delle strutture in legno, minando così la stabilità della Villa. Le autorità locali ritengono che ci sia un disegno criminale volto a compromettere la Villa e quindi a utilizzare tale spazio prezioso per la speculazione edilizia. Se vuoi dimostrare il tuo affetto per Villa d'Elboeuf e vuoi aiutare il suo recupero, invia una mail al sindaco di Portici Vincenzo Cuomo (sindaco@comune.portici.na.it) avente come oggetto "Salvate Villa d'Elboeuf ".

Tutte le foto relative alle condizioni attuali della villa sono disponibili presso la voce di Wikipedia ad essa dedicata. Tali immagini sono opera di Ferdinando Scala e possono essere usate per fini non commerciali sotto la licenza CC-BY-SA.

Le foto di questo post sono opera di Ferdinando Scala e possono essere usate per fini non commerciali sotto la licenza CC-BY-SA.

Le Due Sicilie

Esiste un luogo che pochi conoscono a fondo, e che pochi si curano di raccontare nella sua vera essenza.

E' un posto dove c'è una concentrazione tale di storia, arte, cultura, che difficilmente se ne trova di eguali al mondo. E' un luogo al centro del Mediterraneo, dove si sono incrociate le popolazioni più diverse ed eterogenee...Greci, Romani, Francesi, Arabi, Spagnoli...ognuno ha lasciato qualcosa di sé, ed ha reso questa terra un coacervo straordinario di esperienze. E' un luogo dove questa diversità la trovi passeggiando per strade che sono antichi Decumani, ritrovando in cento passi il gotico più severo e il barocco più sfrenato. E' uno spazio umano dove guardando i volti delle persone puoi ritrovare i tratti dei marinai di Ulisse, dei falconieri Svevi, dei guerrieri Normanni e le sembianze severe degli Spagnoli.

Racconterò la storia di questo paese, i suoi paesaggi, la sua bellezza, i suoi personaggi ed artisti, le sue grandi menti. Racconterò una storia diversa, dove chi sa si possa ritrovare, e chi non sa possa riscoprire le sue radici profonde.

Racconterò, perché questo luogo meraviglioso possa specchiarsi in sé stesso, e risollevarsi dal suo momento di oscurità.

Racconterò la storia della mia terra, le Due Sicilie.